“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri"
Partendo dall’ironica metafora della Fattoria degli Animali e arrivando all’inquietante verità di 1984 ci siamo divertiti a riflettere sul senso della parola libertà, abbiamo ragionato sui meccanismi di degenerazione dell’egualitarismo scegliendo i registri del comico e del grottesco.
Il mondo in cui viviamo è molto simile al mondo impietosamente descritto nella fattoria padronale , un mondo in cui ci vengono proposti modelli e comportamenti troppo spesso usando parole convincenti e ragionamenti come se fossimo tutti burattini gestiti da grandi fratelli, oppressi dal consumismo e dalla schiavitù del tubo catodico. E’ il lavaggio quotidiano del cervello che dilava continuamente le illusioni di libertà, di utopia, di comprensione distrutte dalla brama di potere, di comodità, di agi e di denaro.
Gli uomini e le donne che abitano questa società post rivoluzionaria, una società alla Orwell, un po’ surreale, grotteschi personaggi di un mondo ormai alla deriva apparentemente ammaestrati, riescono nonostante tutto a trovare dentro di sè quel dubbio esistenziale che da vita alle scelte dell’uomo e alla sua libertà. Libertà da cogliere e da conservare come un tesoro.
Continuiamo così il percorso iniziato con Inferni, precedente spettacolo realizzato con il gruppo di teatro che quest’anno si è allargato notevolmente.
Il teatro entra come valore sociale e non terapeutico e privilegia le relazioni che le persone stabiliscono condividendo un progetto artistico.
Attraverso il nostro teatro ribadiamo il diritto di essere uomini con debolezze e incertezze fisiologiche, uomini emozionati ed emozionabili, ciò che in nome del benessere viene continuamente censurato a favore dell'effimero.
Potersi smarrire per essere se stessi per essere liberi…