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Hanno scritto di Bibula Harena

Spazi d’istanti (2000)
“La geografia del mondo e la geografia dell’anima, i viaggi d’esplorazione e la memoria, si intrecciano in modo segreto e affascinante nel dialogo tra Marco Polo e Kublai Kan, imperatore dei tartari dell’opera di Calvino Le città invisibili: Andreina Garella […] ha affrontato nuovamente questa visionarietà narrativa che, distribuendosi come itinerario, si fa evento scenico […] A piccoli gruppi gli spettatori sono stati guidati da presenze di attrici vestite di chiaro a soffermarsi nelle varie stanze, salendo per la stretta scala […] I sogni e i desideri si sovrapponevano più facilmente nella vaghezza del ricordo, mondi visitati, nostalgia di Venezia […] E nella parte più alta si riflette infine sulle strade, sul destino degli uomini, sul bisogno di tornare…Città fuori dal tempo e dallo spazio, città inesistenti, letteratura e teatro nella dimensione del sogno, della nostalgia: molti al termine gli applausi per le interpreti di questo moltiplicato Spazi d’istanti nella Torre Medievale di Fidenza.”

Valeria Ottolenghi

Poema muto sulla libertà (2001)
“Belle, intense presenze femminili […] è lucifero, angelo ribelle dalle ali trasparenti di farfalla, ad accogliere il pubblico […] Gli spettatori vengono quindi “catturati” all’intensa musica della Marsigliese, ad uno ad uno condotti in diverse stanze dove si svolge parallelamente un suggestivo, commosso rito della memoria, per Emily Dickinson, Etty Hillesum, Eleonora Duse. Sabbia tra cui scavare delicatamente mentre scivolano via le parole […] Annunci al megafono, interrotta la complicità per ritrovarsi in un’ampia sala, leggeri veli intrecciati sul soffitto: tutte brave le interpreti, capaci di vivere, anche quando sono voce al singolare, fremmenti recitativi vicino al pubblico, dentro la coralità, per una sorta di poema teatrale comune, leggero, di una dolce e decisa grazia femminile pur nella sfida, nella denuncia, nella rabbia […] Lunghissimi gli applausi, meritata la soddisfazione degli autori e delle interpreti di questo Poema, tra poesia, denuncia, sdegno e liricità.”

Valeria Ottolenghi

Regine (2002)

In "trascrizione"...

All’inizio (2003)

In "trascrizione"...

Gli Ubu (2004)

"C’è un che d’inaspettatamente poetico nell’atroce logica burattinesca di Ubu, e questo la regista Andreina Garella lo ha intuito e ben evidenziato nel fulminante piacevolissimo ultimo suo lavoro teatrale […] Della deliziosa perfomance [...] ci rimarranno in mente prima di tutto le gestualità del protagonista: Padre Ubu, che qui troviamo intelligentemente sdoppiato, proclamerà la sua ingorda perfidia attraverso due surreali presenze, una eco dell’altra […] una spassosissima duplice personalità legata da un tangibile collare elastico con cui eviterà di perdersi nelle sue paure mascherate dalla violenza più efferata nei confronti di tutti.
Un Ubu che sa trasformarsi ogni volta nella magnifica elegia della grottesca quanto astratta profondità dell’idiozia umana.
La sua consorte, anch’essa frammentata dalla piacevole riscrittura di Federica Faroldi e Chiara Mignani, è in fondo una sorta di eccessiva quadruplice parodia grand guignolesca di Lady Macbeth. Questa sorta di perfido quartetto di streghe scespiriane gli ronzerà intorno finchè non lo convincerà ad assumere il potere producendo uno dei golpe più rovinosi della storia del teatro. Il pubblico verrà coinvolto più volte con la vicenda divenendo, attraverso dei semplici cartelli dal sapore brechtiano, postigli sul collo dalle scatenate Madri Ubu, i vari nobili su cui il novello despota scatenerà la sua perfidia. Un coinvolgimento spesso esilarante che ci renderà ancor più partecipi della cinica morale di Jarry, e cioè di come il potere abbia la capacità dimutare le persone, anche quelle che noi ritenevamo le più incorruttibili."

Sergio Buttiglieri

 

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