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Hanno scritto di Un posto dove stare

 

“Una sola donna a sintetizzare più inquietudini, incertezze femminili, storie parallele di chi vive nella sua terra e di chi lasciato il proprio paese, avverte quotidianamente lo strappo dell'esilio, lo spaesamento tra solitudine e rinunce, paure e nostalgie. Molto brava Andreina Garella in un opera così delicata ricca di molteplici sfumature emotive, una sola attrice con tante figure femminili […] L'attrice si sposta da un luogo all'altro, sotto diverse luci, compiendo un complesso lavoro di immedesimazione, ma conservando anche un certo distacco, ancora una volta nel coraggioso equilibrio tra particolare e universale.”

Valeria Ottolenghi

 

“Un multiforme personaggio che Andreina Garella ci fa conoscere attraverso i minimali strumenti del teatro, che non sono le complesse macchine sceniche, ma essenzialmente mediante il corpo dell'attore e l'ausilio di basici oggetti evocativi. Lei scalza, vestita di un tubino grigio, all'interno di una nera piattaforma circolare, metafora del nostro mondo ci ha raccontato di chi "un posto dove stare " non c'è l'ha […] Un serrato monologo in cui le vite di queste donne si sommano e si intersecano formando un'unica voce, un unico desiderio d'amore […] Quello che ti fa venire in mente il bel monologo di Andreina Garella è (come dice ad un certo punto una delle sue donne) che le cose che vedi ogni giorno poi diventano trasparenti e noi spesso abbiamo tante persone che ci stanno attorno che rendiamo trasparenti perchè per la gran parte della giornata non ci interessano,perche non ci sono utili se non per produrre a meno, per accudire a meno.”

Sergio Buttiglieri

 

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