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Pane e Rose

 


Condotto e regia di Andreina Garella
Testo Elide La Vecchia
Ambientazione Mario Fontanini

con

Leyla Akgul
Barbara Baistrocchi
Martina Benazzi
Monica Bogliani
Nuria Cabanas
Vasilita Ceclu
Ez Zahia Es Soudassi
Guyline Fotso Mayoudom

Tirhas Girmay Hishal
Roberta Garulli
Fatima Hadiri
Fatna Hamsas
Mina Hamsas
Sara Jerdouh
Fanny Loayza
Eugenia Marè
Adriana Maselli
Natalia Nicolaev
Teresa Portesani
Clara Restori
Federica Zatti
Cecile Sen
Saida Zougar
 

 

È da quattro anni che donne da tutto il mondo condividono e progettano insieme un importante percorso teatrale dove il teatro da voce alle differenze da importanza alla unicità delle singole testimonianze. Un viaggio attraverso emozioni e sentimenti, una ricerca avventurosa per scoprire poesia in chiunque ne sia affetto.

Dentro a questo percorso è nata una nuova Penelope che rispecchia la fatica e il valore delle donne che vivono il momento presente; donne capaci di tessere una trama dentro la società, capaci di viaggiare con gli occhi della meraviglia.

Quest’anno La Nave di Penelope è diventata un percorso formativo finanziato dalla Provincia di Parma e dal Fondo Sociale Europeo. Il corso di formazione riguardava l'insegnamento della lingua italiana attraverso la pratica teatrale, un modo innovativo per sviluppare l’espressione verbale e la capacità comunicativa/linguistica e di conseguenza la capacità di relazionarsi e integrarsi. Legando l’espressività del corpo e la profondità della parola, legando il locale con il globale è scattata la scintilla dell’apertura nei confronti dell’altro: il teatro è diventato strumento di educazione e pari opportunità.

Il percorso formativo si è intrecciato continuamente con l’esigenza di mettere in scena un esito/spettacolo finale dove la forza comunicativa della lingua acquisita trova nel rapporto con il pubblico la giusta efficacia, mettendo così in pratica tutto quello che durante il corso è stato appreso. Anche la drammaturgia è nata dai racconti e dalle parole che le donne ci hanno regalato.

Abbiamo riso, ci siamo commosse abbiamo condiviso emozioni e rabbia, creando in questo modo spazi attivi di convivenza ed esercizi di cittadinanza.

Il nostro lavoro di tessitura, il nostro viaggio avventuroso ha preso il nome di Pane e Rose.
Il titolo del nostro esito, rappresenta un cammino attraverso il cibo e le donne, una storia al femminile raccontata dal punto di vista del cibo, elemento che con le sue mille virtù ha ricoperto nel tempo significati diversi nella vita interiore e molteplici funzioni nel contesto di una comunità. Pane e Rose è anche una riflessione sull’identità culturale e sul cibo intesi come espressione fondamentale indispensabili per la salvaguardia dei diritti umani: da qui la responsabilità delle donne principali depositarie dei segreti della nostra madre terra.

Si arriva così alla riflessione sul diritto alla parola e il diritto alla bellezza. Perché i diritti senza bellezza rischiano di essere un elemento di povertà e di esclusione, non di ricchezza e accettazione.

Qui, nella città, nelle strade, nei luoghi che frequentiamo mancano ancora il pane e le rose. Le donne che stanno nelle nostre case e curano i nostri anziani sono l’esempio più evidente. Queste donne spesso sottopagate, prive dei più ovvi diritti di chi lavora, senza uno spazio di vita personale e privato, con poche ore libere (quindi senza libertà) senza la possibilità di una vita fuori dalla casa dove lavorano; queste donne dimostrano come sia ancora difficile per molti vivere la vita con dignità e bellezza.

Le donne vogliono si il pane ma cercano anche le rose per assicurarsi la possibilità di un futuro.

 

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