È da quattro anni che donne da tutto il mondo condividono e progettano insieme un importante percorso teatrale dove il teatro da voce alle differenze da importanza alla unicità delle singole testimonianze. Un viaggio attraverso emozioni e sentimenti, una ricerca avventurosa per scoprire poesia in chiunque ne sia affetto.
Dentro a questo percorso è nata una nuova Penelope che rispecchia la fatica e il valore delle donne che vivono il momento presente; donne capaci di tessere una trama dentro la società, capaci di viaggiare con gli occhi della meraviglia.
Quest’anno La Nave di Penelope è diventata un percorso formativo finanziato dalla Provincia di Parma e dal Fondo Sociale Europeo. Il corso di formazione riguardava l'insegnamento della lingua italiana attraverso la pratica teatrale, un modo innovativo per sviluppare l’espressione verbale e la capacità comunicativa/linguistica e di conseguenza la capacità di relazionarsi e integrarsi. Legando l’espressività del corpo e la profondità della parola, legando il locale con il globale è scattata la scintilla dell’apertura nei confronti dell’altro: il teatro è diventato strumento di educazione e pari opportunità.
Il percorso formativo si è intrecciato continuamente con l’esigenza di mettere in scena un esito/spettacolo finale dove la forza comunicativa della lingua acquisita trova nel rapporto con il pubblico la giusta efficacia, mettendo così in pratica tutto quello che durante il corso è stato appreso. Anche la drammaturgia è nata dai racconti e dalle parole che le donne ci hanno regalato.
Abbiamo riso, ci siamo commosse abbiamo condiviso emozioni e rabbia, creando in questo modo spazi attivi di convivenza ed esercizi di cittadinanza.
Il nostro lavoro di tessitura, il nostro viaggio avventuroso ha preso il nome di Pane e Rose.
Il titolo del nostro esito, rappresenta un cammino attraverso il cibo e le donne, una storia al femminile raccontata dal punto di vista del cibo, elemento che con le sue mille virtù ha ricoperto nel tempo significati diversi nella vita interiore e molteplici funzioni nel contesto di una comunità. Pane e Rose è anche una riflessione sull’identità culturale e sul cibo intesi come espressione fondamentale indispensabili per la salvaguardia dei diritti umani: da qui la responsabilità delle donne principali depositarie dei segreti della nostra madre terra.
Si arriva così alla riflessione sul diritto alla parola e il diritto alla bellezza. Perché i diritti senza bellezza rischiano di essere un elemento di povertà e di esclusione, non di ricchezza e accettazione.
Qui, nella città, nelle strade, nei luoghi che frequentiamo mancano ancora il pane e le rose. Le donne che stanno nelle nostre case e curano i nostri anziani sono l’esempio più evidente. Queste donne spesso sottopagate, prive dei più ovvi diritti di chi lavora, senza uno spazio di vita personale e privato, con poche ore libere (quindi senza libertà) senza la possibilità di una vita fuori dalla casa dove lavorano; queste donne dimostrano come sia ancora difficile per molti vivere la vita con dignità e bellezza.
Le donne vogliono si il pane ma cercano anche le rose per assicurarsi la possibilità di un futuro.